sabato 11 settembre 2010

Molestie verbali in strada, la rivincita delle donne è solo virtuale

In un episodio della serie Sex and the city, una delle protagoniste è infastidita da un operaio in strada che più volte le rivolge proposte indecenti. Esasperata, gli si avvicina con fare intimidatorio e gli urla in faccia in maniera altrettanto volgare incoraggiandolo a passare all'azione. L'uomo, evidentemente italoamericano, risponde imbarazzato: "Ci vada piano signora, sono sposato". Il più delle volte basta rispondere a tono per mettere in fuga il "macho a parole".

In un paese come il nostro, in cui il mito dello sciupafemmine è duro a morire, non sorprende dover constatare quanto la pratica della molestia verbale sia diffusa. Mi sono sempre e sinceramente chiesta se questi approcci abbiano mai suscitato l'esito sperato, diciamo dalla preistoria in poi. A me sembra che la maggior parte delle donne tenda ad ignorare chi li emette ma per qualcuna la situazione può diventare insostenibile e allora un apprezzamento non gradito può costare la vita al malcapitato.

Almeno così capita nella realtà virtuale. Sembra abbia suscitato polemiche l'uscita di "Hey baby", il videogame in cui un'eroina uccide a sangue freddo chiunque infastidisca le passanti. Tutto è nato dall'ironia di una studentessa canadese che, esasperata dagli uomini che la apostrofavano in metropolitana, ha deciso di vendicarsi ideando un gioco tradizionalmente maschile in cui ai maschi si spara senza esclusione di colpi.
I detrattori del gioco - ovvero coloro che si sono offesi - pongono la questione sul rischio di mettere sullo stesso piano un maldestro complimento, l'attività di uno stalker o peggio ancora uno stupratore. Si può cautamente affermare che ogni donna possieda una discreta capacità di distinguere i commenti, per quanto pesanti (caso in cui il lanciafiamme proposto dal videogame sembra francamente eccessivo) dalle molestie vere e proprie (segue...)

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