sabato 7 maggio 2011

L'eroe silenzioso, la principessa tossica e il signore del feudo. Favole senza morale di questo medioevo

Un tempo questa è stata la casa di qualcuno, il regno di qualcuno. Fino a non troppo tempo fa, a giudicare dagli oggetti personali apparentemente ammonticchiati ma organizzati in un ordine misterioso. Due scatoloni di cartone al centro della stanza, appiattiti a far da letto e delle coperte irrimediabilmente sudicie ma ripiegate con attenzione e cura, segno che qualcuno era grato per quel riparo.

Forse era il palazzo di una principessa caduta in disgrazia che aveva abbandonato i suoi averi: un pettine, una spazzola di plastica, qualche pezza colorata e un paio di bottiglie d'acqua minerale vuote. Tutto quello che possedeva, oltre alla vecchia padella, il barattolo di maionese e un po' di sale. “Che imbarazzo..una casa piena di condimenti e niente cibo” - diceva un film, anche se in ben altro contesto. Però la metafora del condimento senza cibo ritorna identica: chissà, magari oggi è questa la misura dell'isolamento sociale di chi per qualche motivo non riesce più a prendersi cura di se stesso.

Eppure, al tempo e alla miseria erano resistite alcune tracce di vanità femminile: la visita del palazzo culminava infatti con la sala degli specchi. Che poi altro non era che una piccola stanza, con una particolarità: un modesto cedimento del soffitto proprio sulla cima dello specchio poggiato sul muro lasciava filtrare una luce magnificamente irreale. E poi, la finestra alle spalle..quello, semplicemente, era il miglior punto della casa per collocare uno specchio. Se non fosse stato per gli strati di polvere accumulati sul vetro per anni, la principessa avrebbe anche potuto osservare i lineamenti del suo viso. Ma forse non voleva, forse preferiva ricordarli come erano una volta.

Quando il tempo era bello, la sfortunata principessa poteva ammirare dalla sua terrazza l'imponente palazzo reale che dominava la vallata. E questa volta non si trattava di un castello immaginario, niente a che vedere con gli strani sogni partoriti della sua mente quando era strafatta. Quello esisteva davvero, lo chiamano il palazzo dei Normanni. Lì si narrava dimorassero ancora gli importanti signori del feudo, nobiluomini che, come molti altri, ignoravano l'esistenza della principessa miserabile che viveva a pochi passi dal loro palazzo.

Un manifesto, scritto a carbone sul muro appena prima di Natale, rivelava l'intenzione della nobildonna di abbandonare quel genere di vita e lasciava sperare che potesse davvero farla finita con le pere. Nessuno ha conosciuto l'epilogo della sua favola, ma difficilmente si è trattato di un lieto fine (segue..)

giovedì 31 marzo 2011

E' finita la carta igienica

[contains spoilers] Una scena in particolare della serie tv The Walking Dead mi ha colpita: alcuni sopravvissuti si nascondono nei boschi dalle orde di zombie che infestano le città. E' notte e sono tutti intorno al fuoco. Una graziosa biondina lascia il gruppo per usare il bagno della roulotte. Com'è noto, allontanarsi dal gruppo in un film dell'orrore cosa sbagliatissima è: la ragazza mette solo un passo fuori dalla roulotte per annunciare che "è finita la carta igienica!" e viene sbranata da uno zombie insolitamente lesto. Avrebbe dovuto portarsi i fazzolettini da casa. Un po' come fanno le donne siciliane che sulla presenza della carta igienica nei bagni pubblici non hanno mai contato.

Ora, perché sto parlando di carta igienica e di morti viventi? Non lo so. In effetti inizialmente volevo di parlare di università.

Una notizia in particolare, fra tutte quelle riferibili ai disastrosi tagli ai fondi ordinari di scuola e università in Italia, mi ha colpita. Molti, fra insegnati, studenti e genitori, lamentano il fatto che non ci siano più soldi neppure per la carta igienica. Se non altro non c'è il rischio che saltino fuori Gelmini e Tremonti per divorarli, no, questo no. Però, forse gli intervistati provenivano da altre regioni, perché in Sicilia la carta igienica non solo è finita, non c'è mai stata. Mi sono laureata all'università di Palermo, ho frequentato scuole pubbliche siciliane e non conservo ricordo di alcun rotolo di carta igienica - mai.

Quando - storicamente - è finita la carta igienica? Non c'è mai stata la carta igienica, come non ci sono mai state molte cose fondamentali nelle nostre università. (segue...)


foto©silviaz.com

lunedì 7 febbraio 2011

Storia di un'integrazione (im)possibile

Lo incontro in viale delle scienze, un picciotto sui vent'anni, come ce ne sono a migliaia all'università di Palermo. Accento tipico, taglio di capelli alla moda,  una faccia simpatica che Berlusconi potrebbe definire “abbronzata”. Non si direbbe che che Leone Mario non è di queste parti. “Io mi considero italiano - racconta - anche se non ho ancora la cittadinanza per problemi burocratici”.

Nato nello Sri Lanka da famiglia cingalese, Leone Mario vive a Palermo da quando aveva tre anni. Italiano per cultura, esempio di perfetta integrazione, il ragazzo studia all'università e  fa l'istruttore di kick boxing ai bambini. Eppure, per la legge, non è ancora italiano. Nonostante abbia vissuto la maggior parte della sua vita - praticamente fin dall'asilo - nel nostro paese, è costretto a rinnovare il permesso di soggiorno ogni sei mesi.

In Italia, gli stranieri che risiedono legalmente almeno da dieci anni sul territorio nazionale possono ottenere la cittadinanza. Il ragazzo è a Palermo ormai da diciassette. In prefettura c'è la sua pratica, ancora aperta, e nessuno ha saputo indicargli una data precisa. "Ogni volta ce n'è una nuova, nuovi documenti da presentare, nuove file da fare, nuove tasse da pagare. Tutto sommato - conclude - allo stato conviene che continui a pagare una tassa ogni sei mesi piuttosto che dichiararmi cittadino".

L'episodio suscita più di un quesito ma non stupisce, visti i provvedimenti recentemente presi da sindaci leghisti che hanno portato ad affamare bambini (casualmente extracomunitari e in difficoltà). L'integrazione comincia a scuola  e casi come quello di Leone Mario rappresentano ciò che in materia di immigrazione la Lega teme di più: il ragazzo è la dimostrazione del fatto che il melting pot è possibile ed è la vocazione che più si addice, per storia e tradizione, al nostro paese.

Oltre a fare l'istruttore il ragazzo ha lavorato come assistente e autista di un professore dell'università ormai in pensione. Un contratto a tempo indeterminato e pagamento di contributi Inps, "i documenti che servono, perché ho capito che non frega niente a nessuno se studio o meno”.

Nonostante le comprensibili enormi difficoltà che affronta un ventenne che lavora a tempo pieno e desidera anche studiare, i documenti non sono serviti: la pratica non è andata avanti. "Prima mi hanno detto che se non trovavo un lavoro sarei andato via dall'Italia. Ho fatto tanta fatica e tanti sacrifici, sono riuscito a lavorare e studiare contemporaneamente ma non è bastato, mi hanno detto seccamente che dovrò rinnovare il permesso di soggiorno entro fine agosto. A livello psicologico è stato devastante".

Nel suo quartiere, lo Zen, Leone Mario in passato ha dovuto sopportare qualche episodio di razzismo "è scuro, mi dicevano, e partiva la presa in giro.  Ci stavo male, non sono di qui, sono diverso, mi sono detto. Poi però ho avuto modo di conoscere delle persone eccezionali che questa differenza di colore non la ritenevano importante. Perché mi consideravano parte del gruppo".

Con buona pace di chi sostiene che l'Italia non è un paese multietnico.

giovedì 13 gennaio 2011

I nostri nonni erano Vegan e non lo sapevano

In una delle rinomate rosticcerie di Palermo, chiedo se per caso abbiano qualcosa che non contenga della carne. "Ci sarebbe questo, con il würstel", mi sento rispondere cortesemente. Anche se ho il sospetto che talvolta il würstel non abbia nulla a che fare con la carne, specifico che intendevo "solo vegetale".

Il più delle volte non ho fortuna, altre volte riesco a trovare una "ravazzata" con gli spinaci e la besciamella, o al limite un "pizzotto". Penso sia un peccato non offrire un'opzione vegetariana, visto che il numero di chi decide di non mangiare più carne cresce di giorno in giorno.

Il morbo della mucca pazza, che di recente ha registrato la sua seconda vittima in Italia, ha modificato i gusti culinari di molte persone e c'è da scommetterci, altri rinunceranno alle salsicce dopo il caso dei maiali contaminati. Sul libro nero degli alimenti anche le uova e a questo punto ci si può legittimamente aspettare uno scandalo che coinvolga il latte, presto o tardi.

In rosticceria come altrove, le cose si complicano se sei Vegan. Escludere dall'alimentazione ogni cibo di derivazione animale è la scelta "cruelty free" del Veganesimo.  Chi sceglie questa filosofia dell'alimentazione lo fa per una questione  etica e poi anche per la salute. "Non consumando proteine animali si sottraggono soldi agli allevamenti. I terreni coltivati a cereali vengono utilizzati quasi interamente per il bestiame e questo contribuisce alle crisi alimentari", secondo Diletta Di Simone - un'autorità nel mondo Vegan palermitano - è anche nostra la responsabilità della fame nel terzo mondo.

Sembra che il fondatore della filosofia vegan Donald Watson abbia tratto proprio dalle abitudini alimentari di alcuni agricoltori siciliani l'idea che il sostentarsi di soli vegetali garantisca lunga vita. "In Sicilia durante la Seconda guerra mondiale Watson constatò che la popolazione era in perfetta salute nonostante le privazioni". E pensare che mia nonna era convinta che il diabete le fosse venuto per via di tutte le arance che aveva mangiato durante la guerra (naturalmente c'erano solo quelle, per mesi) (segue)

domenica 24 ottobre 2010

Corleone vs Soprano, the gangster stereotype still affect Italian American identity

Loud, vain, overweight, rude. Terrible weakness for gambling and gluttony. Easily corrupted gangsters, thieves and liars who strongly emphasize family ties while they can't stand each other and backstab constantly. Popular mithology and unfair stereotypes about the Italian American community have deep roots.

Though similar gangster stories have been told before in films, tv drama and games, "Mafia II" has recently hit a nerve with the US's largest Italian American heritage foundation. The popular action game was accused of "inappropriate and insulting perpetuation of the pervasive and denigrating stereotype of organized crime being the exclusive domain of Italian Americans".

Good people in real life far outnumber any bad apples: throughout the United States history, Italian Americans have made significant contributions in the Arts, in the field of education, science and innovation. Not to mention show business, sports, politics. The current Speaker of the United States House of Representatives Nancy Pelosi has Italian origins. Geraldine Ferraro, whose parents were Italian, was the first woman vice presidential candidate for a major American political party (segue..)

photo©silviaz.com  

venerdì 15 ottobre 2010

salviamo il congiuntivo

Si sente parlare da tempo della poca familiarità dell'italiano medio con il congiuntivo e dell'uso sempre meno frequente che se ne fa. Scommetto che chiunque ne ha almeno sentito parlare alle elementari. Sapete, quel tempo che si usa solitamente per esprimere ipotesi o dubbio quando la frase subordinata è retta da congiunzioni come - che, se, perché, affinché e così via.

La sindrome dell'impossibilità a coniugare il congiuntivo viene ironicamente definita "congiuntivite" ed è motivo di crescente preoccupazione fra i letterati che temono un progressivo imbarbarimento della nostra elegante lingua madre. Appelli, proteste, studi. C'è anche un blog, "salviamo il congiuntivo".

Però devo proprio dirvelo, o letterati, siamo messi male. Mi è capitata una cosa che mi ha fatto capire quanto ormai ci trovamo di fronte a un punto di non ritorno. Mentre parlavo utilizzando un registro certo non aulico ma senza dubbio grammaticalmente corretto, il mio interlocutore mi ha interrotta per correggere..un congiuntivo. Sì, per suggerire al suo posto un banalissimo tempo presente. Non credevo alle mie orecchie. Mi era già capitato in passato di notare sguardi perplessi quando si sceglie di usare un corretto uso della lingua al posto dello slang da chat, ma questo era un fatto nuovo, un segno rivelatore.

L'uso quotidiano della lingua che tutti noi facciamo si è dunque definitivamente  imposto sulla nostra grammatica. E' così che si modificano le lingue e ho proprio paura sia un processo irreversibile. Se ritenuta idonea dalla maggior parte dei parlanti, allora la modifica sarà adottata. Con buona pace dei puristi delle lingue e dei nostalgici (inclusa me) che si ostineranno ad usare il vecchio e desueto congiuntivo almeno per un po'.

lunedì 11 ottobre 2010

Arte moderna sui muri di Architettura

In un mondo in cui tutti hanno perso la testa, c'è chi la cerca affannandosi e chi invece è felice e leggero senza. Toni surreali per le figure essenziali che affermano prepotentemente la propria esistenza nello spazio confinato, eppure reso magicamente tridimensionale, di un muro bianco. La città universitaria di viale delle Scienze a Palermo mostra la nuova opera d'arte realizzata dal collettivo Vira-lata sul muro d'ingresso dell'edificio 14 sede della facoltà di Architettura.

In portoghese Vira-lata significa "senza razza definita" ed è un aggettivo solitamente riferito agli animali. Non a caso, il simbolo del duo formato da Elena Gisbert e Rebeca Ros è proprio un cagnolino. Non è la prima volta che le  due ex studentesse dell'Accademia di Belle Arti di Valencia, in Spagna, collaborano con l'associazione culturale Punta Comune. Il presidente, Antonio Valguarnera, spiega come l'iniziativa sia nata da un'idea dei membri dell'associazione e da un suo personale obiettivo. "Il preside di Architettura Angelo Milone lì per lì non sembrava entusiasta dell'idea - racconta -  La comprensibile motivazione del suo scetticismo era il timore che altri potessero seguire l'esempio, ma senza autorizzazione. Abbiamo reso molto chiaro, scrivendolo in evidenza, il fatto che questo murales sia stato promosso dall'Università degli studi di Palermo". Sembra ragionevole: in fondo, piuttosto che imbrattare i muri, perché semplicemente non domandare l'autorizzazione per realizzare un'opera d'arte? (segue..)

photo©silviaz.com