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sabato 28 aprile 2012

Palermo, l'ennesimo cane torturato e bruciato


Lo hanno torturato – forse per ore – e infine dato alle fiamme. Bruciato, quasi incenerito, con una catena girata due volte stretta intorno al collo. L’ennesima orribile fine di uno dei tanti randagi senza nome di Palermo. Il macabro ritrovamento, alla foce del fiume Oreto in via Messina marine. Il luogo appartato, insieme all’aspetto rituale della scena, fanno pensare all’azione di più persone. “Lì per lì ho pensato si trattasse dei resti di un falò – dice il malcapitato passante che ha segnalato il fatto  – ma poi mi sono trovato davanti il ghigno di quel povero cane. Era evidente che doveva avere sofferto molto prima di morire”.

L’uccisione di animali, in questo caso aggravata da maltrattamenti e crudeltà, secondo la legge italiana è punibile con la reclusione fino a due anni. Il fatto è stato denunciato ai carabinieri. Ancora una volta nel capoluogo siciliano si è consumato un atto di assurda e raccapricciante cattiveria contro un animale indifeso. Non è la prima volta infatti che dei balordi danno fuoco ad un cane per un soddisfare un inspiegabile, disumano, bisogno di ferocia. Cuccioli bruciati vivi, cani che vengono fatti saltare in aria con grossi petardi: la cronaca cittadina non risparmia racconti di gesta vigliacche compiute da branchi di esseri umani.

La denuncia arriva proprio nello stesso periodo in cui un gruppo di volontari animalisti segnala la sistematica uccisione, per mezzo di polpette avvelenate, di decine di cani e gatti a Trappeto, un paesino non distante da Palermo. Allo scopo di sensibilizzare i cittadini alla causa e chiedere ai sindaci di mettere in pratica le leggi che tutelano gli animali, i volontari organizzeranno una mostra, in collaborazione con la Mondadori di via Ruggero Settimo, che sarà presentata a breve in una conferenza stampa.

sabato 3 marzo 2012

In pensione il postino-ciclista di Palermo. "Le belle cartoline e lettere d'amore? Ormai le inviano solo i detenuti"


A guardarlo viene voglia di comprarsi una bici. Fra pochi giorni sarà il suo sessantesimo compleanno ma la sua è l’energia di un ragazzino. Pino Cassarà, l’unico postino palermitano che abbia mai chiesto di utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto per lavorare, da oggi è in pensione.

Anche se il servizio a due ruote è molto diffuso fra i postini nell’Italia del nord e in tutta Europa, a Palermo l’uso della bici è spesso scoraggiato. “Non è stato facile ottenere una bicicletta ufficiale delle poste, inizialmente utilizzavo la mia – racconta Pino – Il fatto è che nessuno qui l’aveva mai chiesta come mezzo”. Non è il solo andare in bici, ma farlo portando centinaia di lettere e dei pacchi a volte piuttosto pesanti. “I primi tempi i miei colleghi mi credevano pazzo, ma non è faticoso, basta organizzarsi con il lavoro; a Palermo non c’è cultura della bicicletta”.

In effetti, uno dei principali motivi che dissuadono dall’utilizzare una bici è il selvaggio traffico palermitano. I ciclisti a Palermo rischiano grosso per la mancanza di piste adeguate. E così, anche chi opterebbe volentieri per un mezzo ecologico che consente anche di tenersi in forma, deve rinunciare per il timore di farsi male. “Servirebbero delle vere corsie per le bici, non come quelle realizzate anni fa che finiscono nel nulla oppure contro un’edicola di via Libertà. Bisogna sempre tenere gli occhi bene aperti, a Palermo gli automobilisti guidano come se i ciclisti non esistessero”.

Secondo Pino, la maggior parte dei postini potrebbe essere in grado di svolgere la propria attività in bici, “quello che manca è la volontà. Da qualche tempo a questa parte però le poste italiane stanno incentivando almeno l’uso di quelle elettriche, principalmente nei centri storici, per ridurre l’inquinamento. Visto che lo sforzo non è molto, magari qualcuno si convincerà. Io comunque resto l'unico volontario finora, c'è anche un'altra ragazza che ha scelto la bici come mezzo perché non sapeva guidare né auto né motorino ma non la usa, preferisce consegnare la posta andando a piedi”  (segue)

photo©silviaz.com 2012


giovedì 31 marzo 2011

E' finita la carta igienica

[contains spoilers] Una scena in particolare della serie tv The Walking Dead mi ha colpita: alcuni sopravvissuti si nascondono nei boschi dalle orde di zombie che infestano le città. E' notte e sono tutti intorno al fuoco. Una graziosa biondina lascia il gruppo per usare il bagno della roulotte. Com'è noto, allontanarsi dal gruppo in un film dell'orrore cosa sbagliatissima è: la ragazza mette solo un passo fuori dalla roulotte per annunciare che "è finita la carta igienica!" e viene sbranata da uno zombie insolitamente lesto. Avrebbe dovuto portarsi i fazzolettini da casa. Un po' come fanno le donne siciliane che sulla presenza della carta igienica nei bagni pubblici non hanno mai contato.

Ora, perché sto parlando di carta igienica e di morti viventi? Non lo so. In effetti inizialmente volevo di parlare di università.

Una notizia in particolare, fra tutte quelle riferibili ai disastrosi tagli ai fondi ordinari di scuola e università in Italia, mi ha colpita. Molti, fra insegnati, studenti e genitori, lamentano il fatto che non ci siano più soldi neppure per la carta igienica. Se non altro non c'è il rischio che saltino fuori Gelmini e Tremonti per divorarli, no, questo no. Però, forse gli intervistati provenivano da altre regioni, perché in Sicilia la carta igienica non solo è finita, non c'è mai stata. Mi sono laureata all'università di Palermo, ho frequentato scuole pubbliche siciliane e non conservo ricordo di alcun rotolo di carta igienica - mai.

Quando - storicamente - è finita la carta igienica? Non c'è mai stata la carta igienica, come non ci sono mai state molte cose fondamentali nelle nostre università. (segue...)


foto©silviaz.com