domenica 15 gennaio 2012

È nata prima Palermo o la munnizza?

Il cartello è una beffa: “Divieto categorico di abbandono dei rifiuti” e a due passi c'è una delle discariche più imponenti della città. Sì, in pieno centro, sì a pochi metri dalle abitazioni. Sembra incredibile, ma è Palermo.

Documentare le installazioni "creative" di spazzatura e oggetti abbandonati in città è un impegno potenzialmente infinito. Ma è nato prima il palermitano o la munnizza? Ovvero: è colpa dell'amministrazione comunale incapace di tenere le strade pulite o è colpa di persone incivili che impediscono il mantenimento di uno stato decoroso in tutti i quartieri della città?

Quella di Palermo con la sporcizia è una vecchia relazione. Persino Goethe nel suo “Viaggio in Italia” racconta della settecentesca spazzatura palermitana. Da allora non è cambiato nulla: piuttosto che pretendere la pulizia delle strade, ci si affida all'intervento di santa Rosalia.

Agli occhi di un viaggiatore Palermo può sembrare esotica, misteriosa. E' una città che promette avventure inaspettate e cose mai viste non appena ci si allontana dalle strade segnate sulle mappe turistiche, non appena ci si inoltra nel suo “ventre”. Se alcuni turisti sembrano inorriditi dalle discariche a cielo aperto e non mettono piede in zone che giudicano poco pulite e poco rassicuranti, altri vanno proprio alla ricerca del disastro perché lo trovano caratteristico e amano constatare fino a che punto, nel Ventunesimo secolo, si possa assistere a spettacoli da terzo mondo nel cuore di una città europea.

I residenti provano senz'altro meno entusiasmo dei turisti, soprattutto quando  abitano a piano terra e devono difendersi dalle legioni di topi che trovano un perfetto riparo fra spazzatura e cianfrusaglie (segue) 

photo©silviaz.com

giovedì 22 dicembre 2011

Da Casanova a Berlusconi, così muore il mito del latin lover

Ne è passata di acqua sotto i ponti. Dai racconti di Casanova ai film di Rodolfo Valentino, le citazioni colte del maschio italico oggi sembra si siano ridotte alla filmografia, seppur completa, di Lino Banfi. Anni di bombardamento televisivo, fra b-movies, Drive in, veline e bunga bunga hanno dato un colpo di grazia al proverbiale fascino dell'amante italiano.

Può ancora valere lo slogan “Italians do it better” reso celebre dalla maglietta che Madonna indossava negli anni '80? Che cosa è rimasto del mito del latin lover oggi? La totale divergenza delle opinioni sull'argomento dipende da un semplice dato: il genere. Se da un lato gli uomini sostengono che il loro fascino mediterraneo rimane intramontabile, dall'altro le signore (connazionali e non) avvertono che il mito è ormai irrimediabilmente svanito.

Quando si parla di sesso è sempre più prudente dare la parola alle donne. E' nota infatti la scarsa attendibilità dei maschietti sull'argomento e noti sono i fantasiosi racconti con gli amici a conclusione della partita di calcetto settimanale. Secondo un recente sondaggio, condotto su un campione di oltre mille donne straniere,  la reputazione del seduttore tricolore non è più quella di una volta. Gli italiani sono giudicati troppo infantili e sembra abbiano perso il proprio savoir faire.

Il mito di Casanova è sopravvissuto per oltre due secoli e adesso l'unica cosa che viene in mente pensando all'uomo italiano sono le esotiche immagini delle notti del bunga bunga (segue)

lunedì 19 dicembre 2011

L'ultima notte al coffee shop può attendere. Il governo olandese rinvia l'introduzione del "weed pass"

Tranquilli, c'è ancora tempo per farsi le canne. Contrariamente a quanto diffuso nei giorni scorsi da alcuni quotidiani nazionali, sembra essere falsa la notizia dell'imminente chiusura dei coffee shop di Amsterdam.

I turisti della cannabis possono tirare un sospiro di sollievo: il governo olandese ha infatti deciso di rimandare l'introduzione del “weed pass”, un documento rilasciato ai soli residenti, che di fatto impedirà ai semplici visitatori di acquistare hascisc e marijuana nei locali preposti alla vendita.

Gabriella F., una siciliana che lavora da anni in uno dei più noti coffee shop della capitale olandese, conferma che “la notizia non è vera, qui ad Amsterdam, almeno fino al 2013 non servirà alcun pass”.

Il provvedimento di limitazione della celebre politica di tolleranza entrerà in vigore nel maggio 2012 per le città di frontiera, a sud dell'Olanda. Secondo il ministro della Giustizia Ivo Opstelten questo dovrebbe porre fine al via vai dei quasi quattro milioni di cittadini francesi, tedeschi e belgi che ogni anno attraversano il confine con l'esclusivo intento di acquistare della droga.

La prima città ad avere adottato il sistema del weed pass è Maastricht. In soli tre mesi dall'entrata in vigore, la città ha perso il 16 per cento dei suoi turisti e un  vero e proprio patrimonio in entrate. La delibera non ha mancato di suscitare polemiche e dubbi, anche perché è noto che i cittadini olandesi non sono mai stati assidui frequentatori dei coffee shop: via i turisti, per la prospera economia della canna non c'è futuro.

La cannabis, diversamente da ciò che si pensa comunemente, non è legale in Olanda come non lo è negli altri paesi. Coltivazione, uso e vendita sono tollerati, fino a che non superano modeste quantità: un privato può coltivare a casa – e in maniera del tutto naturale - fino a cinque piante, così come nei coffee shop si possono acquistare solo pochi grammi di “erba” (segue)

giovedì 13 ottobre 2011

Pellicce, dal rifiuto al nuovo boom: scaffali pieni per nuove Crudelia De Mon

Indossare pellicce di animali è forse giustificabile se si vive in Siberia, lo è decisamente meno quando si può godere del clima mite della California. Il consiglio comunale di West Hollywood ha votato un provvedimento per vietare la vendita di pellicce e di ogni altro genere di vello animale. Se approvata in via definitiva, la legge entrerà in vigore nel giugno del 2012.

La notizia, com’era prevedibile, ha suscitato reazioni accese e contrastanti: da una parte quelle entusiastiche degli attivisti per i diritti degli animali, dall’altra quelle ferocemente polemiche di chi con pelli e pellicce realizza una fortuna.

Il presidente della Camera di commercio di West Hollywood Genevieve Morrill si è subito lamentata, in un’intervista al New York Times, del fatto che provvedimento avrebbe potuto “diminuire l’importanza della città come capitale della moda”. Mentre Keith Kaplan, manager del Fur Information Council, si è dichiarato addirittura “scioccato dal fatto che il consiglio comunale si sia lasciato condizionare dagli interessi di un gruppo di estremisti”. 

In realtà il disgusto verso i capi realizzati con pellicce animali non è una questione da estremisti, ma un sentimento molto più diffuso. L’idea imposta dalle case di moda che indossare la pelliccia di un animale sia trendy si oppone alla visione di molti amanti della natura, secondo i quali le signore impellicciate assumerebbero il famigerato aspetto di Crudelia De Mon... (segue)

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martedì 20 settembre 2011

Siamo tutti moralisti

Il giudizio presuppone superiorità morale. Molti fra coloro che oggi scrivono indignati di bunga bunga e zoccole di Arcore in realtà considerano le donne come merce e le trattano esattamente come farebbe il maiale del consiglio, se non peggio.

Non ci vuole poi molto a sentirsi moralmente superiori ad un totale depravato.


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sabato 7 maggio 2011

L'eroe silenzioso, la principessa tossica e il signore del feudo. Favole senza morale di questo medioevo

Un tempo questa è stata la casa di qualcuno, il regno di qualcuno. Fino a non troppo tempo fa, a giudicare dagli oggetti personali apparentemente ammonticchiati ma organizzati in un ordine misterioso. Due scatoloni di cartone al centro della stanza, appiattiti a far da letto e delle coperte irrimediabilmente sudicie ma ripiegate con attenzione e cura, segno che qualcuno era grato per quel riparo.

Forse era il palazzo di una principessa caduta in disgrazia che aveva abbandonato i suoi averi: un pettine, una spazzola di plastica, qualche pezza colorata e un paio di bottiglie d'acqua minerale vuote. Tutto quello che possedeva, oltre alla vecchia padella, il barattolo di maionese e un po' di sale. “Che imbarazzo..una casa piena di condimenti e niente cibo” - diceva un film, anche se in ben altro contesto. Però la metafora del condimento senza cibo ritorna identica: chissà, magari oggi è questa la misura dell'isolamento sociale di chi per qualche motivo non riesce più a prendersi cura di se stesso.

Eppure, al tempo e alla miseria erano resistite alcune tracce di vanità femminile: la visita del palazzo culminava infatti con la sala degli specchi. Che poi altro non era che una piccola stanza, con una particolarità: un modesto cedimento del soffitto proprio sulla cima dello specchio poggiato sul muro lasciava filtrare una luce magnificamente irreale. E poi, la finestra alle spalle..quello, semplicemente, era il miglior punto della casa per collocare uno specchio. Se non fosse stato per gli strati di polvere accumulati sul vetro per anni, la principessa avrebbe anche potuto osservare i lineamenti del suo viso. Ma forse non voleva, forse preferiva ricordarli come erano una volta.

Quando il tempo era bello, la sfortunata principessa poteva ammirare dalla sua terrazza l'imponente palazzo reale che dominava la vallata. E questa volta non si trattava di un castello immaginario, niente a che vedere con gli strani sogni partoriti della sua mente quando era strafatta. Quello esisteva davvero, lo chiamano il palazzo dei Normanni. Lì si narrava dimorassero ancora gli importanti signori del feudo, nobiluomini che, come molti altri, ignoravano l'esistenza della principessa miserabile che viveva a pochi passi dal loro palazzo.

Un manifesto, scritto a carbone sul muro appena prima di Natale, rivelava l'intenzione della nobildonna di abbandonare quel genere di vita e lasciava sperare che potesse davvero farla finita con le pere. Nessuno ha conosciuto l'epilogo della sua favola, ma difficilmente si è trattato di un lieto fine (segue..)

giovedì 31 marzo 2011

E' finita la carta igienica

[contains spoilers] Una scena in particolare della serie tv The Walking Dead mi ha colpita: alcuni sopravvissuti si nascondono nei boschi dalle orde di zombie che infestano le città. E' notte e sono tutti intorno al fuoco. Una graziosa biondina lascia il gruppo per usare il bagno della roulotte. Com'è noto, allontanarsi dal gruppo in un film dell'orrore cosa sbagliatissima è: la ragazza mette solo un passo fuori dalla roulotte per annunciare che "è finita la carta igienica!" e viene sbranata da uno zombie insolitamente lesto. Avrebbe dovuto portarsi i fazzolettini da casa. Un po' come fanno le donne siciliane che sulla presenza della carta igienica nei bagni pubblici non hanno mai contato.

Ora, perché sto parlando di carta igienica e di morti viventi? Non lo so. In effetti inizialmente volevo di parlare di università.

Una notizia in particolare, fra tutte quelle riferibili ai disastrosi tagli ai fondi ordinari di scuola e università in Italia, mi ha colpita. Molti, fra insegnati, studenti e genitori, lamentano il fatto che non ci siano più soldi neppure per la carta igienica. Se non altro non c'è il rischio che saltino fuori Gelmini e Tremonti per divorarli, no, questo no. Però, forse gli intervistati provenivano da altre regioni, perché in Sicilia la carta igienica non solo è finita, non c'è mai stata. Mi sono laureata all'università di Palermo, ho frequentato scuole pubbliche siciliane e non conservo ricordo di alcun rotolo di carta igienica - mai.

Quando - storicamente - è finita la carta igienica? Non c'è mai stata la carta igienica, come non ci sono mai state molte cose fondamentali nelle nostre università. (segue...)


foto©silviaz.com